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Leggevo l' intervista di Truffaut ad Hitchcock, il buon Alfred asseriva che lo spettatore dovesse essere messo a conoscenza di tutti gli elementi della storia per raggiungere l' apogeo del coinvolgimento emotivo. Beh Hitchcock sbaglia clamorosamente e la riprova è senza dubbio in Inland Empire. Questo è il film più spaventoso che mi sia capitato di vedere, merito anche delle musiche elemento peculiare nella filmografia del regista americano. La sostanziale differenza nell' uso della colonna sonora è che i registi la adoperano per marcare un determinato momento. Tensione = orchestra che suona forte e con tono minaccioso. Amore = love theme. Idillio = tema rilassato. La capacità di Lynch e badalamenti è proprio l' idea di un "teatro eterno della musica", ovvero una scatola dove i suoni siano reiterati in un mantra orientale. La meraviglia è che David ha tutto il retaggio anni '50, le pupe, le giacche nere in jeans, roy orbison ma le filtra attraverso un amore immenso per la trance. Nasce dunque un cinema per lo stravolgimento dei sensi che riesce a creare il più diligente documentario della vita onirica di un individuo. Non è un caso che le pellicole più interessanti degli ultimi dieci anni siano quelle che si discostano dalla "riproduzione in serie" ormai marchio di un occidente perduto per sempre. Cristopher Nolan è un visionario da supermercato, i suoi sono sogni di un ragazzino superficilae che si addormenta al banco dei salumi dentro l' Esselunga (auchan, carrefour, billa, se preferite). C' è tanto oriente in Lynch e mentre il suo gemello Cronenberg diventa canuto e lineare lui esaspera il gusto per l' eccentrico e la ricerca. Il film è difficile da commentare poichè è come la preghiera di un nemico giurato della Yakuza, come l' urlo di una farfalla.